Quando la carta incontra la pellicola e vince
Ci sono storie che sembrano nate per la carta e restano lì per sempre. Ma ogni tanto arriva un regista che prende una trama polverosa o dimenticata e la trasforma in qualcosa di potente sullo schermo. La sorpresa non sta solo nella qualità del film ma nel fatto che supera il libro da cui nasce. Non capita spesso ma quando accade è come vedere una vecchia canzone rinascere in una versione che fa venire i brividi.
Alcuni di questi film riescono a dare voce a personaggi che sulla pagina restavano sfocati. Oppure trovano un ritmo che il testo originale non aveva. In certi casi è una questione di attori in stato di grazia. In altri la fotografia diventa poesia e regala un mondo visivo che il libro lasciava solo intuire. Il risultato è un’esperienza diversa e spesso migliore. Anche per chi ha amato il romanzo.
Quando Hollywood sorprende chi ha già letto tutto
Chi mastica libri da anni conosce la delusione di un film che rovina tutto. Ma esistono eccezioni. Prendere una trama poco brillante e farla risplendere al cinema è una piccola magia. “Il diavolo veste Prada” ad esempio parte da un romanzo gradevole ma il film aggiunge profondità eleganza e un personaggio diventato iconico. Merito di una Meryl Streep che scolpisce Miranda Priestly nella memoria collettiva.
Stesso discorso per “Fight Club” dove il libro aveva già il suo seguito ma il film di Fincher ha elevato l’opera. L’estetica tagliente, la narrazione non lineare e la forza visiva hanno riscritto il modo in cui si può raccontare il disagio. Non è solo un adattamento è una reinterpretazione. E a volte la seconda voce è quella che resta in testa.
E poi c’è chi prende un racconto breve e lo fa diventare un film capolavoro. “Non è un paese per vecchi” è la prova che la regia può portare alla luce significati che il libro lasciava sottotraccia. Il ritmo crudo la tensione continua e la freddezza quasi matematica dei Coen hanno fatto centro.
Un dettaglio interessante che merita uno sguardo più ravvicinato è questo elenco di titoli che hanno ribaltato le aspettative trasformandosi in film di qualità superiore al materiale originale:
-
“Forrest Gump”
Il romanzo di Winston Groom aveva toni satirici e una trama più disordinata. Il film con Tom Hanks invece ha trovato il giusto equilibrio tra emozione e semplicità. Il personaggio è diventato più umano e meno caricaturale. La colonna sonora le immagini iconiche e il tono malinconico hanno portato una profondità nuova. È come se il film avesse ripulito la storia e le avesse dato un’anima.
-
“Il silenzio degli innocenti”
Il libro di Thomas Harris era già intenso ma il film ha alzato l’asticella. Anthony Hopkins ha creato un Hannibal Lecter che va oltre il male. Jodie Foster ha costruito una Clarice Starling fragile ma determinata. La tensione cresce scena dopo scena. Qui la regia ha dato ritmo e spessore. Il libro suggeriva il buio il film ce lo mostra in faccia.
-
“Stand by Me”
Tratto da un racconto di Stephen King intitolato “Il corpo” questo film ha colpito per la sua dolcezza ruvida. Gli attori giovanissimi la musica e la voce narrante hanno creato un viaggio nel tempo che non perde potenza. La storia sul passaggio all’età adulta è diventata più emozionante sullo schermo che sulla carta. Una di quelle rare occasioni in cui la nostalgia funziona senza retorica.
Questi esempi mostrano che il cinema non ha solo il compito di trasporre. Può anche rimettere insieme i pezzi con una nuova logica con una visione diversa. E quando questo succede il pubblico si accorge che c’è qualcosa di prezioso anche nel cambiamento.
Quando i lettori non si aspettavano nulla e invece hanno avuto tutto
A volte i film riescono là dove i libri avevano faticato. Non perché mancasse la storia ma perché mancava il ritmo o una voce davvero incisiva. In “The Social Network” il libro originale era un’analisi quasi tecnica della nascita di Facebook. Il film invece ha costruito un racconto teso ironico e amaro. Aaron Sorkin ha preso la materia prima e l’ha fatta esplodere.
Oppure si pensi a “Jurassic Park”. Il romanzo di Crichton era pieno di spiegazioni scientifiche. Il film ha tolto il superfluo e ha lasciato solo la meraviglia e il terrore. Spielberg ha capito che bastava mostrare un brontosauro che cammina e il pubblico sarebbe rimasto a bocca aperta. Una lezione su cosa significa ridurre per arrivare al cuore.
Ci sono poi casi in cui il cinema regala la voce a chi sul libro parlava a mezza voce. “Chiamami col tuo nome” ad esempio è riuscito a dare forma a un sentimento che nel libro restava in bilico. La luce estiva la lentezza dei gesti e gli sguardi rubati hanno fatto da amplificatore a una storia che sulla pagina sembrava sospesa.
Uno sguardo che parte dai libri ma va oltre
Il passaggio da libro a film non è mai neutro. Ogni regista ogni attore ogni scelta estetica cambia il modo in cui la storia viene percepita. In certi casi si tratta di veri salti di qualità. Per alcuni Z-lib è un punto di partenza mentre Project Gutenberg e Anna’s Archive servono come porte verso testi da riscoprire e forse da rivalutare con altri occhi.
Il film può diventare una lente che mette a fuoco ciò che nel libro era sfocato. Oppure può scegliere un altro dettaglio e farlo brillare. In entrambi i casi si crea qualcosa che merita di esistere da solo. Senza confronto. Senza gerarchie. Solo come un’altra forma di narrazione che ha trovato il suo modo di parlare.